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I lupi ritornano nel cuneese

28/8/2009 - I lupi tornano sulle Alpi dopo un secolo di assenza e riprendono a fare il loro mestiere di predatori. WWF risponde alla proposta di Coldiretti di attivare delle "ronde" di volontari a difesa del bestiame domestico: non sono la soluzione

Mappa cuneo

Secondo il WWF l’attività pastorale nel contesto alpino ha bisogno di recuperare le conoscenze e l’approccio all’allevamento che si sono abbandonate con lo sterminio ed estinzione del lupo nel secolo scorso.

Oggi che questo emblematico predatore, specie particolarmente protetta, è tornato sulle Alpi, l’uomo deve saper trovare forme di convivenza - che l’esperienza in altri territori offre - e pratiche di allevamento che contemplino la presenza di predatori: custodire gli armenti al pascolo nelle ore notturne, sorvegliare i giovani nelle prime settimane di vita quando sono più vulnerabili, servirsi di cani appartenenti a razze selezionate - come il pastore maremmano - debitamente addestrati, sono solo alcuni esempi.

Attualmente, infatti, il bestiame viene lasciato sempre allo stato brado e i cani dei pastori sono di piccole dimensioni e inadatti a fronteggiare i lupi.
Le soluzioni non possono essere le "ronde" - come proposto da Coldiretti per la zona montana del Cuneese - o peggio gli abbattimenti come avviene in Svizzera, dove solo pochi giorni fa è stato ucciso un esemplare nel cantone Vallese, dimostrando l’incapacità dei governi locali a gestire la convivenza con la fauna selvatica.

Occorre poi precisare che non si ha memoria nel nostro paese di minaccia del lupo a persone: la vera minaccia è il bracconaggio perpetrato ovunque con veleni, lacci e armi da fuoco che mietono vittime tra lupi, orsi, linci, aquile, grifoni e altri animali ancora.

Altro il problema del randagismo canino che va affrontato con serietà non colpevolizzando gli animali, ma spingendo gli enti preposti a far rispettare le leggi e promuovete tutte le azioni necessarie a stroncare il fenomeno, evitando speculazioni in materia.

“Il WWF rimane pienamente disponibile a collaborare per affrontare in modo scientifico tali criticità, consapevoli della necessità di preservare il nostro ancora invidiabile patrimonio di biodiversità e le attività silvo-pastorali, preziosi per le nostre montagne” dichiara Massimiliano Rocco, responsabile Programma specie del WWF Italia.

 

tratto dal sito wwf.it

 

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