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	Fiaba: Il lupo e il cane 
	  
	
	
		Un Lupo già ridotto al lumicino 
grazie ai cani che stavan sempre all'erta, 
andando un dì per una via deserta 
incontrava un magnifico mastino, 
tanto grasso, tondo e bello, 
che pensò di dargli morte 
provocandolo in duello. 
Ma vedendolo un po' forte, 
pensò invece con ragione 
di pigliarlo colle buone. 
Comincia in prima a rallegrarsi tanto 
di vedere il buon pro' che gli fa il pane. | 
	 
	
		- E chi vi toglie, - rispondeva il Cane, - 
di fare, se vi accomoda, altrettanto? 
Quella vita che voi fate 
dentro ai boschi è vita infame 
sempre in guerra e sempre in scrupolo 
di dover morir di fame: 
vita stracciata e senza conclusione 
che non può mai contar sopra il boccone. 
Venite dietro a me, mio buon compare, 
che imparerete l'arte di star bene. 
Vi prometto pochissimo da fare; 
star di guardia, guardar chi va, chi viene, 
abbaiare ai pitocchi ed alla luna 
e sbasoffiare poi certi bocconi 
di carne e d'ossa, d'anitre e capponi, 
senza contar la broda 
in pagamento del menar la coda -. | 
	 
	
		Udendo questo, della sua fortuna 
il Lupo si rallegra fino al pianto. 
Ma camminando dell'amico accanto 
gli venne visto spelacchiato e frollo 
del buon mastino il collo. | 
	 
	
		- Che roba è questa? - È nulla. - È nulla un corno! 
- Suvvia non darti pena, 
forse il segno sarà della catena 
alla quale mi legano di giorno. | 
	 
	
		- Ti legano? - esclamò cangiando tono. - 
Né correre tu puoi dove ti piace? 
- Che importa? - Importa a me, colla tua pace; 
fossero d'oro, i piatti tuoi ti dono, 
non è una vita, no, che m'innamora -. 
E presa la rincorsa, corre ancora. | 
	 
	 
Jean de La Fontaine 
	  
	  
	  
	  
          	
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